giovedì 10 marzo 2011

Io ti battezz...erò!

Gentile signora Matilde,
Mio figlio e sua moglie hanno avuto un bambino che adesso ha cinque mesi. Da prima ancora che nascesse è nata la discussione sull'opportunità di farlo battezzare. La nostra è una famiglia molto cattolica ed è impensabile per noi che un nuovo nato non riceva il battesimo. Al contrario mia nuora è atea e ritiene che il bambino non debba battezzarsi. Come posso fare a convincerla?
Anna

Gentile Anna,
mi perdoni se ho sintetizzalo la sua lettera, spero di aver reso comunque l'angoscia che traspariva da ogni riga. Sono una credente poco osservante ma so per certo che, per fortuna, il battesimo, come tutti gli altri sacramenti, non sono vincolati ad un'età specifica ma possono essere ricevuti in ogni momento della nostra vita. Lo stesso Gesù lo ricevette a trent'anni, non certo alla nascita. La chiesa cattolica esiste da duemila anni e temo ci sarà ancora quando suo nipote avrà l'età della ragione. Quindi, da nonna a nonna, non vedo il motivo di imporlo ad un bambino che non può esprimere nessun parere al riguardo. Lasci che cresca e che decida da solo, quando sarà grande vi sarà grati di averlo lasciato libero di scegliere la sua strada. E sarà particolarmente riconoscente proprio verso chi lo ha lasciato libero andando contro alle proprie convinzioni. Cioè a lei e a suo figlio. Potrebbe volere addirittura lei come madrina, sa? 

mercoledì 23 febbraio 2011

Vale la pena insegnare oggi?


La carissima Hobina mi ha lasciato nei commenti il seguente quesito:

Cara web nonna, benvenuta nella blogosfera! Io per esempio una domandina per te ce l'avrei: visto che sei un prof in pensione, mi consiglieresti oggi d'intraprendere questa carriera? insomma val la pena di fare altri sacrifici?

Purtroppo vedo dal suo blog che anche lei ha problemi con il computer e quindi non so quando leggerà questo post; in ogni caso mi scuso per l'attesa. Per risponderle degnamente dovrei lanciarmi in una prolissa analisi sull'essere insegnante oggi e sulle differenze con il periodo durante il quale ho lavorato, ma otterrei come unico risultato quello di annoiare. Per questo mi permetto di usare violenza ad una celebre poesia di Rudyard Kipling e di parafrasarla per ottenere il mio scopo. Spero perdonerete l'irriverenza.


Se riesci a conservare il controllo quando tutti
Intorno a te lo perdono e te ne fanno una colpa;
Se riesci ad aver fiducia in te quando tutti
Ne dubitano, ma anche a tener conto del dubbio;
Se riesci ad aspettare la campanella e non stancarti di aspettare,
O se mentono a tuo riguardo, a non ricambiare in menzogne,
O se ti odiano, a non lasciarti prendere dall'odio,
E tuttavia a non sembrare troppo buono e a non parlare troppo saggio;

Se riesci a insegnare e a non fare del preside il tuo padrone;
Se riesci a pensare e a non fare dell'incazzatura il tuo scopo;
Se riesci a far fronte al Bidello e al Ministro della Pubblica Istruzione
E trattare allo stesso modo quei due impostori;
Se riesci a sopportare di udire la lezione che hai fatto
Distorta da studenti per ingannarti come una sciocca
O a contemplare lo stipendio cui hai dedicato la vita, prosciugato,
E piegarti a rimpinguarlo con strumenti logori;



Se riesci a fare un mucchio di tutte le tue interrogazioni
E rischiarle in un colpo solo a testa e croce,
E perdere e ricominciare di nuovo dopo le vacanze estive
E non dire una parola sulle ferie;
Se riesci a costringere cuore, tendini e nervi
A servire gli studenti in gita quando sono da tempo sfiniti,
E a tener duro quando in te non resta altro
Tranne la Volontà che dice loro: "State zitti!".



Se riesci a parlare con la folla e a conservare la tua sanità mentale,
E a camminare con le colleghe senza perdere il contatto con la gente,
Se non riesce a ferirti il cancellino lanciato né lo scherzo più duro,
Se tutti contano per te, ma nessuno troppo;
Se riesci a occupare il minuto inesorabile
Dando valore a ogni minuto che ti separa dalla fine dell'anno,
Tua è la Scuola e tutto ciò che è in essa,
E - quel che è di più - sei una prof, amica mia!

lunedì 21 febbraio 2011

Cosa mangiano i nostri figli

Cari amici ed amiche,
sta diventando seccante iniziare ogni volta con delle scuse per un silenzio involontariamente prolungato. Stavolta almeno non sono rimasta in disparte per problemi di salute ma solo a causa della mia poca dimestichezza con il computer. Grazie alle indicazioni indispensabili di Andrea non solo ho risolto i miei problemi sospesi ma sto anche imparando a scrivere dei post stilisticamente più elaborati e ad inserire  delle foto. 
Per il resto, sono felice di aver conosciuto così tante persone gentili e pazienti con me (saluto con affetto Grazia e prometto ad Hobina di risponderle il prima possibile) e corro a dedicarmi ad Amalia:

Cara Matilde,
mio figlio ha tredici anni e si lamenta della mia cucina. Preferisce mangiare coi suoi amici focaccia o andare al McDonald piuttosto che restare in casa per dedicarsi ad un'alimentazione più sana ed equilibrata. Piatti come il minestrone o i legumi ormai li rifiuta sempre ed al massimo mangia un po' di pasta per poi precipitarsi fuori casa. Tu come riuscivi a trattenere i tuoi figli a tavola?
Amalia

Cara Amalia,
I miei figli appartengono ad una generazione educata ad un maggiore rispetto del cibo perchè noi genitori venivamo dalla tragica esperienza della guerra, durante la quale si mangiava quel poco che si trovava ed anche le cose più umili avevano il gusto del manicaretto raffinato proprio perchè rare. Purtroppo contro di te ha lavorato una società opulenta che ha privilegiato il gusto ricco (spesso artificiale) a discapito della qualità, il tutto pubblicizzato dalla televisione, e non mi stupisce che tuo figlio preferisca le patate fritte piuttosto che le verdure. Mi stupisce invece che a tredici anni abbia già l'autonomia per autogestirsi i pasti. Al tuo posto gli farei notare che se ritiene di avere la maturità di decidere con cosa nutrirsi può usarla anche per rimediare il denaro necessario per farlo. In altre parole: chiudi i cordoni della borsa.

venerdì 11 febbraio 2011

L'odore dei vicini pakistani

Chiedo scusa alle persone che hanno avuto la cortesia di scrivermi in questi giorni e che finora non hanno avuto risposta. Purtroppo ho dovuto fare un tagliando non previsto presso il mio ospedale di fiducia ma sono tornata più energica che pria. Vi basti sapere che il tema cielo che Andrea ha sistemato per me non è per ricordarmi che prima o poi (più prima che poi) volerò lassù ma solo per farvi capire che, nonostante tutto, i miei occhi vedono azzurro. Approfitto per ribadire ad Annalisa che le ho risposto in privato, come mi aveva pregato di fare. Qui invece rispondo a Ilaria:

Cara Matilde,
ho come vicini di casa una famiglia pakistana ed ogni giorno cucinano usando spezie insopportabili e l'aria nel condominio è davvero irrespirabile. Come mi consigli di risolvere il problema senza spendere soldi con avvocati e senza coinvolgere l'amministratore di condominio?
Grazie, Ilaria

Cara Ilaria,
spero mi perdonerai se penso che questa storia dei vicini stranieri che hanno una cucina maleodorante non mi ha mai convinta. Siamo italiani, storicamente abbiamo sempre avuto pianerottoli saturi di odori di cipolla e broccoletti, cavolo e baccalà, quindi mi sembra strano che un poco di curry (che oltretutto è ottimo) possa creare scompensi tali da impegnare i tribunali. Ma se proprio l'aria dovesse essere irrespirabile ti consiglio uno scambio culturale: chiedi ai tuoi vicini pakistani di farti assaggiare i loro piatti, tu regala loro del gorgonzola. Capiranno.

giovedì 27 gennaio 2011

La prima lettera! I Bunga Bunga sono solo affari suoi?

Incredibilmente, mi è giunta la prima lettera! 
Evidentemente internet è davvero il mezzo di comunicazione più potente che ci sia. Appena pochi giorni fa non avevo neanche il computer ed ora non solo splendide persone passano da questa pagina e mi lasciano un loro pensiero, ma addirittura qualcuno mi scrive per davvero in privato. Sono sinceramente stupefatta. Ma non voglio perdermi in chiacchiere. La gentilissima Adele mi ha scritto quanto segue:

Gentile signora Matilde,
sono curiosa di conoscere la sua opinione sullo scandalo che sta travolgendo il governo. Mi riferisco al giro di ragazze, forse anche minorenni, che frequentano le case del Presidente Del Consiglio. Non crede anche lei che in fondo sono solo affari suoi?

Gentile Adele,
Non sono mai stata una moralista, io credo che un uomo anziano, benestante e divorziato, abbia il diritto di spendere il proprio danaro come meglio crede. Allo stesso modo sono certa che le signorine che accettino di frequentare un anziano decisamente bruttino e sgraziato si siano fatte due conti in tasca ed abbiano trovato conveniente il sacrificio. Però provo dolore nel leggere i giornali stranieri e notare che noi italiani siamo presi in giro perchè abbiamo un presidente che bada più al bunga bunga che al benessere dei propri concittadini. Al dolore subentra rabbia quando penso che dopo aver lavorato per quarant'anni come professoressa ho una pensione da sopravvivenza, mentre le succitate signorine possono, se sono state sufficientemente accorte, godere di stipendi da consiglieri regionali o da parlamentari solo per aver fatto annusare al vecchietto in questione i propri effluvi intimi. Insomma coi soldi delle nostre tasse si pagano i servigi delle puttane del re, e credo che questi privilegi non ci fossero neanche alla corte di Luigi XVI, e sappiamo com'è finita al consorte di Maria Antonietta. Quindi, gentile Adele, non si tratta solo di affari suoi. Semmai è curioso notare come gli affari che ruotano attorno al suo affare siano complessivamente affari nostri. Mi perdoni se sono diventata sboccata, sarà la demenza senile. Le auguro una felice notte.

martedì 25 gennaio 2011

Grazie ad Andrea! E voi scrivetemi!

Grazie alla collaborazione di mio nipote Andrea sto acquisendo dimestichezza con questo mezzo fantastico che è il blog. Mi è venuta voglia di averne uno proprio quando Andrea mi spiegava che i blog si stanno ridimensionando e che Facebook ne sta gradualmente prendendo il posto. Alla mia età, e con il mio consueto ritardo rispetto al mondo che va, ho capito che forse era giunto il momento di averne uno, e che avrò Facebook solo quando qualcos'altro ne prenderà il posto.
Cosa ho da dire su un blog? Il mio desiderio è quello di mettere a disposizione di tutti la mia esperienza di signora attempata (anche se non vi dirò mai gli anni che ho), di professoressa pensionata, di madre, di moglie e di nonna. Sulle riviste fioccano le rubriche di posta, le persone richiedono i consigli più disparati a fior di paludati imbecilli dall'unico merito di essere diventati popolari con metodi assolutamente riprovevoli, come ad esempio aver inquinato la letteratura italiana con libri dal miserrimo contenuto. Io ho l'invidiabile primato di non aver mai pubblicato alcunché, e per questo a maggior ragione vi chiedo di scrivermi i vostri dubbi, le vostre angosce, per chiedermi un consiglio, un supporto, un'esperienza di vita. Scrivetemi a webnonna@gmail.com, non vedo l'ora di leggervi.

martedì 18 gennaio 2011

Si parte

Va bene, il blog è stato creato e forse sto anche capendo come scriverci sopra. Il più è fatto. Mi chiedo solo per quale motivo abbiano previsto decine di opzioni inutili, come se per scrivere quattro chiacchiere ci sia bisogno di tanta fuffa. Mah. Vediamo come va.